Un Modo per Uscire dalla Crisi Europea delle Pensioni

José Piñera - Centro Internazionale per la Riforma delle Pensioni

Sulla parete del mio ufficio a Santiago (Cile) ho una carta geografica delle Americhe in cui l’estremità sud, appuntita, dell’America del Sud è diretta verso l’alto e gli Stati Uniti ed il Canada sono posti in basso. I visitatori appaiono spesso perplessi, dopodichè esclamano: “Oh, hanno appeso la vostra mappa al contrario”.

“No,” rispondo io, “è solo un modo diverso di guardare il mondo.” Penso spesso a quella mappa quando mi viene chiesto come poter riparare i sistemi pensionistici Europei, sistemi che sono in piena crisi.

La riforma è possible, rispondo, a condizione che la gente sia pronta a guardare il mondo in maniera diversa. La cosa più importante è che si dovrà concedere alle persone un maggior potere nel provvedere alla propria pensione - e si dovrà ridurre il ruolo dello stato. Siamo riusciti ad ottenere ciò in Cile, e negli Stati Uniti si sta prendendo in seria considerazione una riforma basata sul modello Cileno. Nel frattempo il sistema Cileno si è già sparso per il mondo essendo stato adottato da diverse altre nazioni.

Al di sotto della loro patina di eguaglianza sociale, gli attuali sistemi pensionistici Europei sono orrendamente ingiusti verso decine di milioni di persone. La maggior parte dei lavoratori di giovane età può solo aspettarsi di dover pagare sempre di più per sostenere coloro che si trovano oggi in pensione - e di ricevere poi sempre di meno quando loro stessi andranno in pensione. È probabile che nei prossimi 10-20 anni molti degli appartenenti alla popolazione lavorativa di oggi, al di sotto dei 40 anni, finiranno per dover chiedere un sussidio di povertà per poter arrivare alla fine del mese, ciò sebbene essi stiano pagando sino al 20% o più del proprio stipendio in trattenute per la previdenza sociale.

Parte del problema è dovuto alla demografia. I sistemi pensionistici statali Europei sono basati sul cosiddetto principio paga-come-vai [pay-as-you-go]; ciò sta a significare che il denaro proveniente dalle trattenute pensionistiche sugli stipendi della popolazione lavorativa attuale viene passato immediatamente ai pensionati attuali. Questo sistema funzionava bene mezzo secolo fà in un mondo dove c’erano sette o più lavoratori per ciascun pensionato; e di solito quest’ultimo, dopo essere andato in pensione, rimaneva in vita soltanto per pochi anni.

Quel mondo non esiste più. Grazie ad un tasso di natalità in drastica diminuzione e ad un’aspettativa di vita più lunga, nei 15 stati membri dell’Unione Europea ci sono ora una media di sole quattro persone in età lavorativa a sostenere ciascun pensionato. Nel 2040 ve ne saranno solo due, ed in alcune nazioni come la Germania il rapporto lavoratori a pensionati sarà molto più vicino ad uno.

Come conseguenza di ciò, gli oneri finanziari diventeranno enormi. I contributi pensionistici in Germania, ad esempio, rappresentano ora il 20,3% dello stipendio, ed il governo ha appena aumentato l’IVA per finanziare il costo delle pensioni. E questo è solo l’inizio. In Francia, è probabile che i contributi pensionistici dovranno raddoppiare sino a raggiungere il 40% dello stipendio. Tuttavia, un aumento delle trattenute sugli stipendi condurrà ad un tasso di disoccupazione maggiore dell’attuale e quindi ad una diminuzione nel numero dei contribuenti al sistema pensionistico.

Contemporaneamente, verranno ridotti i benefici erogati. I governi Europei hanno già cominciato a farlo, per esempio, attraverso l’aumento dell’età di pensionamento.

Nel frattempo, ogni associazione avente la possibilità di esercitare pressioni sul governo cerca di ottenere le migliori condizioni possibili per i propri membri. Ed abbiamo quindi che i dipendenti statali italiani vanno in pensione appena cinquantenni ed i camionisti francesi possono terminare di lavorare a 55 anni. C’è forse qualcuno che crede seriamente che tale sistema possa sopravvivere nel 21° secolo?

Vent’anni fà, il mio paese si trovò a dover fronteggiare una crisi simile. Il Cile aveva istituito un sistema pensionistico statale nel 1925, e giunti agli anni ’70 esso si trovava sull’orlo della bancarotta, con un’infinità di privilegi speciali e gravato da elevate tasse sullo stipendio.

Quando mi venne affidato l’incarico di ministro del lavoro e della previdenza sociale, a me ed al mio gruppo venne in mente un’idea semplice, e tuttavia radicale su come mantenere il concetto di sistema pensionistico nazionale, cambiando però il modo in cui esso era strutturato. Proponemmo che le trattenute sullo stipendio di ciascun lavoratore potessero venir depositate su un conto pensionistico privato, individuale, che sarebbe stato di proprietà del lavoratore. Il suo denaro sarebbe stato investito in fondi azionari ed obbligazionari, amministrati da professionisti. Se il lavoratore cambiava lavoro, il suo conto pensionistico si sarebbe trasferito con lui. Questi conti avrebbero stimolato - e si sarebbero mantenuti al passo con - un’economia in crescita, producendo un beneficio pensionistico molto maggiore di quanto si avrebbe se le stesse somme andassero allo stato.

Il sistema di Conti Pensionistici Personali (CPP) funziona nel seguente modo. Per cominciare, ciascun uomo e donna nella forza lavorativa riceve un libretto CPP che gli permette di tener d’occhio quanto denaro egli/ella abbia accumulato nel proprio conto e come si stia comportando il suo fondo d’investimento.

Per amministrare questi suoi beni in crescita, un individuo può scegliere liberamente tra un certo numero di compagnie private, le quali investono in un portafoglio diversificato di titoli azionari ed obbligazionari a basso rischio. Siccome un lavoratore può trasferire liberamente i propri fondi da una compagnia ad un’altra, quest’ultime competono tra di loro per fornire un miglior servizio clienti e tariffe inferiori. Molte di esse hanno dei terminali elettronici di semplice utilizzo ove ciascun individuo può calcolare il valore della propria pensione oppure scoprire quanto egli deve depositare per poter andare in pensione ad una certa età.

Queste compagnie devono attenersi a regolamenti emanati dal governo, ed esiste inoltre una rete di sicurezza: lo stato garantisce una pensione minima nel caso che i risparmi del lavoratore non risultino sufficienti.

Il sistema CPP cambia il concetto stesso di cos’è la pensione. Per esempio, in Cile non esiste più un’età legale di pensionamento rigida. Un individuo può andare in pensione in qualsiasi momento, basta solo che abbia nel proprio conto risparmi sufficienti per una “pensione ragionevole” (il 50% del salario medio dei precedenti 10 anni, ed a condizione che tale importo sia superiore alla pensione minima). Se lo desidera, un individuo può continuare a lavorare anche dopo essere andato in pensione, e senza dover versare contributi nel proprio CPP. Non succede più che un individuo sia obbligato a smettere di lavorare - oppure a lavorare in nero - per la sola ragione che sta riscuotendo una pensione.

Il risultato? Oggi, il sistema pensionistico privato Cileno ha accumulato un fondo d’investimento di circa 30 miliardi di dollari, in una nazione di soli 14 milioni di abitanti e con un prodotto interno lordo di soli 70 miliardi di dollari. Come ha fatto notare l’economista Sebastian Edwards dell’Universita della California, il sistema “ha contribuito all’aumento fenomenale del tasso di risparmio della nazione, da meno del 10% nel 1986 a quasi il 29% nel 1996”.

Per la popolazione Cilena il raccolto è stato ottimo. Il lavoratore medio ha guadagnato un 12% annuo al di sopra del tasso d’inflazione, ed oggi le pensioni sono molto più alte che sotto il vecchio sistema, circa l’80% dello stipendio annuo calcolato sugli ultimi 10 anni di vita lavorativa.

Può questo sistema funzionare in Europa? Alcuni economisti sostengono di no. Esaminiamo le loro obiezioni.

  • ”La transizione ad un sistema basato sugli investimenti è troppo costosa.” Se le trattenute pagate attualmente dai lavoratori venissero ridirette verso fondi pensionistici individuali, si chiedono i critici del sistema, chi pagherebbe le pensioni dei lavoratori che sono oggi in pensione? In Cile, mantenemmo quanto garantito a coloro che erano già pensionati in diversi modi. Lo stato emise nuovi buoni del tesoro, ripartendo così parte del costo sugli anni seguenti. La privatizzazione delle imprese possedute dallo stato, ed una riduzione delle spese statali in altri settori, furono anch’esse importanti. Fu creata una piccola tassa temporanea di transizione; e la crescita economica scatenata dal sistema CPP risultò in un aumento delle entrate fiscali.

Nel frattempo, durante la transizione, venne data la possibilità a tutti coloro che stavano versando contributi nel vecchio sistema di rimanere con esso; per coloro che decisero di trasferirsi al nuovo sistema, i benefici pensionistici da loro accumulati fino a quel momento vennero loro garantiti dallo stato. A tutti coloro che entravano nella forza lavoro per la prima volta venne richiesto di iscriversi al sistema CPP.

  • "I costi amministrativi di un sistema basato sugli investimenti sono maggiori." Vero, questo perchè gli amministratori professionisti dei fondi pensionistici sostengono dei costi pubblicitari e d’investimento che i programmi tassa-e-spendi statali, amministrati da impiegati statali, non hanno. Tuttavia, tali costi sono bassi - e vengono abbondantemente superati dai maggiori guadagni generati dal sistema CPP.
  • "Le pensioni private sono meno affidabili e meno sicure." A dir la verità, è ben difficile poter considerare come affidabile il sistema attuale, visto come i vari governi aumentano le trattenute e diminuiscono i benefici. I rendimenti dei fondi d’investimento privati non possono essere garantiti; tuttavia, tutti gli studi fatti sul loro comportamento passato mostrano che i guadagni a lungo termine di un portafoglio di azioni ed obbligazioni scelte con cura sono stati molto maggiori di quelli dei sistemi paga-come-vai. Le compagnie d’investimento vengono tenute sotto controllo dallo stato, e naturalmente gli amministratori stessi dei fondi mantengono un occhio attento sui conti.

Il sistema CPP possiede altri vantaggi. Per esempio, se questo sistema venisse adottato in tutta Europa, un lavoratore non rischierebbe di perdere i propri diritti pensionistici nel caso egli lasciasse il lavoro in una nazione per andare a lavorare in un’altra. Ed è interessante notare che la Commissione Europea sta prendendo in considerazione, per i propri dipendenti, il trasferimento da un sistema paga-come-vai ad un sistema pensionistico basato sugli investimenti.

L’economista dell’Università di Harvard, Martin Feldstein, ha stimato che il valore dei benefici futuri per l’economia Americana - derivanti dalla privatizzazione delle pensioni di Previdenza Sociale - potrebbe raggiungere uno sbalorditivo 20mila miliardi di dollari. Ed egli ha scritto recentemente: “È difficile pensare ad una qualsiasi altra decisione politica che possa produrre un aumento sostanziale e permanente di tale entità nella qualità di vita della grande maggioranza della popolazione”. Ed anche l’Europa potrebbe derivarne un simile immenso beneficio.

Non potrò mai evidenziare abbastanza il fatto che il sistema CPP non è una soluzione dei partiti politici di destra o di sinistra; tale sistema darà pieni poteri a tutti i lavoratori. Esso permetterà loro di possedere un capitale finanziario che molti non hanno mai avuto, e darà loro una quota dell’economia nazionale maggiore di quanto mai avvenuto prima. Potrebbe sembrare rivoluzionario il suggerire che gli Europei debbano smettere di dipendere dallo stato e prendere in mano personalmente la questione di provvedere per la propria pensione. Tuttavia, milioni di persone in nazioni come il Peru, l’Argentina, la Colombia, la Bolivia, El Salvador ed il Messico lo hanno già fatto, con eccellenti risultati per sé stessi, per le loro economie e per la loro società.


A tutti coloro che affermano che un tale cambiamento non si può fare, do una doppia risposta: è stato fatto, e - vedendo le condizioni catastrofiche del finanziamento delle pensioni in Europa - deve esser fatto.



 

 

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